Gli acini gelati, allevati in piccoli vigneti che fioriscono sui 1.200 metri di altezza, alle pendici del Monte Bianco, vengono raccolti di notte, solo intorno al mese di novembre, quando la temperatura scende sotto i meno 6, anche meno 10 gradi.
Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle
La lieve ossidazione che si raggiunge, però, ricorda al tempo stesso quella dei passiti delle regioni più a sud Italia. Chaudelune, di Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle, realtà vinicola di Morgex, nel più profondo nord d’Italia è un incredibile vino del ghiaccio che ammicca agli Ice Wine, ma al tempo stesso racconta una tradizione dell’Italia meridionale.
Gli spumanti metodo classico, invece, affinano in una cantina ad alta quota, realizzata a 2.200 metri di altezza. È più che eroica la viticoltura di Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle, cooperativa agricola nata tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, nella piccola regione nel cuore delle Alpi, circondata dai quattro massicci montuosi più alti d’Italia: il Monte Bianco, che con 4.810 metri di altezza, è il più alto d’Europa, e poi Cervino (4.478 m), Monte Rosa (4.634 m) e Gran Paradiso (4.061 m).
La storia di Cave Mont Blanc de Morgex et la Salle
“La storia commerciale inizia dopo la guerra – racconta il presidente della cooperativa agricola, Nicolas Bovard, giovane viticoltore – quando arriva a Morgex un nuovo parroco che comincia a fare le prime sperimentazioni. Con la sua spinta, un po’ tutti i viticoltori iniziano a produrre vino per commercializzarlo. Farlo da soli, però, era difficile, e così si creano le prime forme di associazionismo, che poi si trasformano in quella che oggi è la nostra azienda”.
La cooperativa agricola in circa 40 anni studia e perfeziona costantemente la qualità del prodotto. Oggi copre circa 18 ettari di vigneto, di cui 14 sono affidati ai soci, “che oltre a conferire l’uva prendono parte attivamente alla vita della cantina – specifica Bovard – e 4 ettari li gestiamo direttamente con lo staff della cantina”.
La coltivazione a pergola bassa
I vigneti si sviluppano su un territorio che sale tra i 900 e i 1.280 metri di quota.
Il suolo è per lo più di derivazione glaciale, ciò che cambia tra i filari è l’esposizione al sole e parametri climatici che vanno influire sulle caratteristiche dell’uva. Il clima e i suoi cambiamenti negli ultimi anni si sono fatti particolarmente sentire. “Le cinque – sei vendemmie passate sono una diversa dall’altra – afferma il presidente -. Abbiamo avuto la 2015 molto calda, la 2017 con una gelata primaverile che ci ha fatto perdere il 98 per cento della produzione; 2016 e 2018 interessanti e quest’anno il caldo eccessivo ha fatto cominciare la vendemmia il 25 agosto, invece del tradizionale metà settemebre”.
In questo contesto quasi proibitivo, la cooperativa si dedica alla produzione di due vini di ghiaccio. Le bollicine affinate ad alta quota, e il passito Chaudelune.
Cuvée des Guides – Bollicine di ghiaccio
La Cave Mont Blanc è l’unica azienda in Valle d’Aosta a produrre spumante metodo classico a denominazione di origine controllata.
Le bollicine dei ghiacciai sono prodotte in base alle tecniche di spumantizzazione messe a punto a partire dal 1700 nello Champagne, applicate dal 1983 in Valle d’Aosta dalla cooperativa agricola. Ad un accurata selezione delle uve dell’autoctono valdostano priè blanc, che ben si prestano ad essere spumantizzate, segue una prima vinificazione in inox e legno grande ed una seconda fermentazione del vino in bottiglia.
“Adesso abbiamo creato una vera e propria cantina presso la funivia Skyway Monte Bianco a 2.173 metri, nel Pavillon du Mont Fréty, e produciamo un migliaio di bottiglie di Cuvée des Guides, che affinano a quelle altezze per almeno 36 mesi”.
Pressatura e prima fermentazione avvengono in cantina a Morgex, per poi spostarsi in altezza per l’affinamento.
Ora è in corso un’analisi con l’università di Torino per capire cosa effettivamente si modifica a livello chimico.
“Adesso abbiamo creato una vera e propria cantina – prosegue – presso la funivia Skyway Monte Bianco a 2.173 metri, nel Pavillon du Mont Fréty, e produciamo un migliaio di bottiglie di Cuvée des Guides, che affinano a quelle altezze per almeno 36 mesi”.
Chaudelune – Il passito di ghiaccio
Per il passito Chaudelune, prodotto in 2 mila bottiglie, il vitigno è sempre il priè blanc, che viene raccolto alla fine di novembre, esclusivamente di notte, attorno alle 3 e mezza del mattino, mentre alle prime luci dell’alba si pressa l’uva gelata.
“Abbiamo seguito la tecnica degli Ice Wine – chiarisce Bovard – andando a lasciare l’uva in vigna fino alla fine di novembre, per permettere che si congeli completamente prima della vendemmia. Facendo così quando abiamo a pressare, gran parte dell’acqua rimane nella pressa e quindi in cantina arriva un mosto più concentrato”.
La scelta avviene grappolo per grappolo.
“Lasciare in vigna l’uva fino a fine novembre sottopone le piante anche all’eventuale aggressione di muffe, e dunque la selezione è necessaria”.
L’affinamento è di 12 mesi in botti di essenze diverse, molte delle quali locali, come pero, melo, ginepro e ciliegio.
“Le botti hanno un piccolo vuoto di testa – dice – e quindi c’è una leggera ossidazione del prodotto, una tecnica che si usa nei passiti del sud Italia. Abbiamo cercato di fare una via di mezzo, essendo a metà tra nord e sud”.