Dalla nascita alle variazioni del Perricone Siciliano
Continue variazioni e “colpi di scena” hanno caratterizzato la vita di questo vitigno.
Nato e cresciuto nella Sicilia occidentale, tra le province di Palermo e Trapani, dove è meglio conosciuto come Pignatello da “Pignatidare” – nome dialettale dato alle terre rosse di argilla alluminosa del trapanese – nella provincia di Agrigento è noto con il nome di Perricone (pare per l’omonimia con una famiglia spagnola trasferitasi in quelle zone).
Lo studioso di viticoltura sicula Nicosia descrisse per la prima volta questo vitigno nel ‘700. Ed è soprattutto negli anni a cavallo tra il ‘700 e l’800 che avvenne la sua progressiva ascesa, arrivando a ricoprire circa 34.000 ettari vitati e ad essere menzionato nel bollettino ampelografico. In quegli anni, questa fama fu strettamente legata a un’altra grande icona della viticoltura ed enologia siciliana: il Marsala.
Infatti, il Perricone già da allora era la varietà fondamentale per la produzione del Marsala nella variante Rubino (Ruby), in quanto essendo più delicato nelle proprie caratteristiche organolettiche confronto ad altre siciliane, fungeva dunque da “ammorbidente” nel mosto e con un’intensa ricchezza di tannini aiutava i lunghi affinamenti marsalesi.
Sopravvivenza alla Fillossera
Nella seconda metà dell’800, l’avvento della fillossera in Sicilia e in tutta Italia diede un bel colpo all’andamento di questo vitigno. La sua struttura risultava particolarmente suscettibile all’attacco dell’insetto, che si stava propagando dannosamente in tutta Italia.
Ciò che però fece sopravvivere il Perricone al terribile periodo fillosserico fu proprio il suo utilizzo nel vino Marsala. In quegli anni, nonostante tutto, il Marsala continuava ad avere grande mercato in tutto il mondo. Con esso, ovviamente, venivano prodotti anche tutti i vitigni, tra cui appunto il Perricone.
Dal ‘900 ai giorni nostri, la fortuna del Perricone è soprattutto da attribuire a quei pochi produttori siciliani che hanno continuato a credere nelle peculiarità di questo vitigno.
Questa minoranza di produttori ha valorizzato la storia altalenante e le caratteristiche morfologiche ed organolettiche spesso difficili da gestire del Perricone.
Tenute Mokarta e Cantina Barbera: le aziende che credono nel Perricone Siciliano
Tra i più lungimiranti produttori vi fu sicuramente Paolo Favuzza, che nel 1916 fondò Tenute Mokarta. Posta sopra l’omonima collina Mokarta, nel comune di Salemi, nel bel mezzo della provincia di Trapani, è un’azienda che attualmente è già alla quarta generazione. Il passaggio ultimo di testimone è avvenuto a Mario, bis-nipote di Paolo. L’azienda attualmente conta 8 ettari di barbatelle antiche di Perricone (sui 45 totali aziendali), coltivati a controspalliera a 450 metri s.l.m, a circa 7 km dal mare di Marsala. Si trova in una terra a medio impasto sabbia-ciottoli che da origine a circa 60.000 bottiglie prodotte con questo vitigno in purezza. Tutte sono totalmente in biologico e con una produzione totalmente ecosostenibile.
Oppure basta spostarsi verso il versante ionico della Sicilia sempre occidentale. Esattamente a Menfi, in provincia di Agrigento, troviamo Marilena Barbera. Nella località Tenuta Belicello, gestisce la sua Cantina Barbera. Dal 2006, dopo la morte del padre, ha ereditato ben 15 ettari di vigneto secolare, di cui uno e mezzo di Perricone (e vari cloni di questo vitigno). Questi sono coltivati accanto al mare, in un terreno prettamente argilloso, producendo vino certificato biodinamico e facente parte del circuito FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).
La rinascita del Perricone grazie al contributo del Prof. Attilio Scienza
Ma quando si parla attualmente di Perricone, non si deve non parlare del grande lavoro che ha svolto e sta svolgendo in questi ultimi anni il professor Attilio Scienza, docente dell’università di Milano. Grande protagonista di questa seconda parte della storia di questo antico vitigno e a cui va dato il merito di aver focalizzato ulteriormente gli studi genetici rivolti a questa varietà. Ha fatto emergere quanto questa si sia evoluta a partire da uve aromatiche originarie dal Mediterraneo orientale, portate dalla colonizzazione greca in terra sicula.
Oggi il Perricone ricopre soli 192 ettari, lo 0,3% del totale regionale ma ad un livello qualitativo più elevato.
Attualmente con questo vitigno si continua a produrre Marsala Rubino (Ruby) più un’altra decina di DOC.