Quali sono state le tappe fondamentali di questo percorso?
Diciamo che è stato un percorso attraverso tutti i vari settori dell’azienda, forse una delle tappe più significative è stato quando ho iniziato a occuparmi di Prunotto, una piccola azienda che abbiamo in Piemonte dal ‘95, ho avuto la possibilità di avere una visione su tutti i vari settori di un’azienda piccola, ma di alto valore aggiunto e lì in qualche anno mi sono fatta veramente un’esperienza unica e molto formativa. Poi sono tornata in azienda a Firenze e da lì mi sono sempre occupata di marketing e comunicazione, che per noi sono molto importanti perché sono quelli che aiutano a creare il valore aggiunto dei prodotti e dei territori, fino poi a diventare presidente della Marchesi Antinori 4-5 anni fa.
L’esperienza le ha consentito di attraversare tutti i vari punti nevralgici del settore, da quello produttivo a quello commerciale, dalla comunicazione al marketing. Quali sono gli asset strategici, i fattori chiave che un’azienda deve avere per eccellere, per essere competitiva?
Prima di tutto è fondamentale nel mondo del vino avere dei grandi terroir, quindi dei posti dove la vite ha la possibilità di esprimersi al meglio. La parte agricola e la parte viticola ed enologica rimangono un punto cardine per il settore dei vini di qualità poi, dopo che si riesce a fare un grande vino, c’è da venderlo e riuscire a spiegarlo. Bisogna viaggiare, conoscere il mercato, avere delle idee, vedere cosa fanno gli altri e poi serve la capacità manageriale di gestione aziendale più interna e avere una visione a lungo raggio, in modo da poter dare una direzione corretta in un mondo che ha le due anime: sia quella agricola, con ritmi che sono a 365 giorni e che non cambiano, sia i ritmi di mercato che vanno ormai molto molto più velocemente. Io mi ricordo quando ho iniziato a lavorare erano arrivati i primi computer, quelli con lo schermo nero con letterine verdi, si lavorava ancora con il telex. Oggi se non rispondi ad una mail nel giro di 10 minuti hai un problema. Il mondo cambia molto rapidamente, basta guardare quello che è successo negli ultimi tre anni, quindi bisogna essere molto reattivi per coglierne le opportunità perché anche in un panorama con delle nuvole all’orizzonte esistono delle opportunità e per essere pronti bisogna conoscere bene il mercato.
Eletta presidente del gruppo vino di Federvini. Cosa fa nello specifico il gruppo vino e cosa rappresenta per lei questo ruolo?
Federvini rappresenta tre settori: gli spiriti, gli aceti e i vini. Quindi io seguo la parte vino. E’ un’associazione molto importante e pratica, che difende, cerca di promuovere e ha le antenne dritte sia su tutto quello che succede in Italia, ma in questi ultimi anni soprattutto a Bruxelles alla Comunità Europea su temi che riguardano il vino, la protezione delle denominazioni, la possibilità di creare valore aggiunto sui grandi temi del mondo del vino che sempre di più nascono e si svolgono fuori dall’Italia, ma hanno chiaramente un impatto diretto sulla produzione italiana.
Un tema di grande attualità è la crisi energetica che porta ad un rialzo dei prezzi finali anche della bottiglia. Crede che questo influenzerà le nostre esportazioni nei mercati esteri?
Purtroppo è naturale che essendoci degli aumenti perché costa tutto di più, ci saranno dei rincari anche sul prodotto vino. Alcune aziende riusciranno ad assorbirli in parte e ribaltarne sul mercato un’altra parte, mentre sarà un pochino più difficile per i prodotti di ingresso perché lì i margini sono più schiacciati. Ci auguriamo che tutto questo tema di rincari energetici e inflazione si calmi sulla fine dell’anno o comunque sull’inizio dell’anno prossimo, però ci dobbiamo attrezzare.
Si pensa di alleggerire il vetro della bottiglia…
Sono ormai anni che piano piano cerchiamo di alleggerire le bottiglie, pur lasciando le forme che lasciano intendere o intravedere un grande vino. Si cerca tutti di alleggerire il peso del vetro e di trovare soluzioni di cartone che siano più resistenti, ma non per questo più spessi. Insomma, ci sono mille cose da fare che rientrano in un approccio sostenibile a tutto tondo. Si può lavorare in quella direzione, ma certamente più di tanto non si può andare, non è che si può rendere il vetro sottile come un foglio di carta, bisogna trovare un equilibrio che poi è insito nella parola sostenibile.
Per Federvini quindi per il gruppo vino qual è la visione di questi grandi temi di attualità come la sostenibilità e il risparmio energetico?
La sostenibilità è una parola spesso abusata. Il tema è rendere a lungo termine il mondo del vino, ma ci deve essere un equilibrio dal un punto di vista economico per tutte queste nuove pratiche che si cerca di mettere in campo: l’obiettivo finale è quello di creare valore aggiunto, per i territori, per i produttori, per tutto l’indotto. Quindi è un tema che abbraccia molte facce, chiaramente partendo dalla parte agricola, ma anche diciamo la parte enologica, la parte commerciale, è un cerchio che si deve chiudere nella maniera più equilibrata e responsabile possibile.
Il ruolo delle donne sta diventando sempre più importante nel mondo del vino, anche in Cina, e dove troviamo fortissime imprenditrici, wine expert di alto livello e consumatrici sempre più attente nelle loro scelte. Quanto è cambiato il ruolo delle donne e quale ruolo giocheranno nel futuro del comparto?
Il ruolo delle donne in Italia in Europa e nel resto del mondo è molto cambiato in questi 30/40 anni. Quando io ho iniziato a lavorare poche erano le donne, oggi ce ne sono molte di più, sono molto ferrate, volitive e concentrate su quello che vogliono fare e su quello che vogliono ottenere. Sicuramente apportano una visione che non è che sia diversa da quella degli uomini, ma che certe volte tende ad essere più inclusiva e forse più attenta agli impatti che hanno le loro decisioni a lungo termine. Se uno guarda le percentuali di presenza femminile nella parte apicale delle aziende ancora rimane bassa, ma c’è tempo per migliorare e non vedo motivi ostativi ad una crescita femminile. Sicuramente sarà importante per la generazione dopo la mia, la formazione. Se io guardo la mia esperienza, io ho iniziato a lavorare appena finito il liceo, ho avuto una formazione negli anni però non ho fatto un percorso universitario o di master, quindi è fondamentale per le generazioni successive, soprattutto se femminili, essere molto ben formate perché così avranno la possibilità subito di dimostrare quello che valgono.
Il 2023 in Cina sarà l’anno del coniglio. La invitano a festeggiare in Cina. Quale bottiglia porterà?
Nel pre covid sono andata spesso in Cina a cercare di capire e a promuovere e a spiegare i vini italiani, vini dalla nostra azienda. È un percorso lungo e bisogna insistere. Se dovessi portare una bottiglia che spiega un po’ tutto quello che siamo porterei Villa Antinori Chianti Classico Riserva, perché per noi rappresenta la storia che abbiamo praticato nel Chianti classico e perché ha uno stile e un gusto che secondo me ben si abbinerebbe alla cucina cinese, non quella del Sichuan magari, ma il resto si.
Facciamo ritorno in Italia invece, cosa si aspetta per il 2023, quasi alle porte, per il vino italiano?
Non è una domanda facile perché noi abbiamo avuto un 2020 di grosse difficoltà, un 2021 e un 2022 in salita nel senso positivo, dove i numeri sono sicuramente molto positivi soprattutto negli ultimi 4-5 mesi perché ovunque nel mondo c’è stato un rimbalzo dovuto principalmente all’enoturismo. Le previsioni per il 2023 per la prima parte dipenderanno molto dagli impatti che avranno l’inflazione e il caro energetico. Detto questo, siccome il vino si è già molto affermato non solo come un bene voluttuario, ma anche come parte del buon modo di vivere italiano, mi auguro e penso tutto sommato che non ci sarà un impatto troppo grosso. Tutto starà vedere cosa succederà. I temi sono tanti, quindi ci auguriamo che il vino rimanga un prodotto consumato, apprezzato, che si porta dietro la storia dei territori e fa parte sempre di più dell’interesse delle persone, così come la cucina e il modo di vivere italiano.
Alla luce della sua lunga esperienza in questo settore qual è una cosa che ha nel cuore e che vorrebbe accadesse prima o poi per il mondo del vino?
Di cose ce ne sono tante, certamente il vino italiano ha ancora tanta strada da fare nella riconoscibilità delle sue denominazioni che sono un punto cardine: denominazione di origine, controllata, IGT cioè tutto quello che rappresenta i territori, la storia e la grande qualità che questo nostro Paese può offrire. C’è tanto ancora da fare e mi auguro che nei prossimi anni riusciremo a lavorare bene e a chiarire al consumatore quali sono le differenze peculiari e uniche che un Paese come l’Italia ha nel mondo.