Uno dei gioielli nascosti della Calabria si trova nel borgo di Saracena, incastonato tra le colline del Parco Nazionale del Pollino. Il Moscato di Saracena, vino passito pregiato, è il risultato dell’unione di vitigni autoctoni come “Saracenese”, “Guarnaccia”, “Duraca” e Malvasia bianca.
Contesto Storico
Studi storici, guidati dal Prof. Pietro De Leo dell’Università della Calabria, hanno rivelato che questo antico passito risale al XVI secolo. Il Cardinal Guglielmo Sirleto lo fece conoscere ai Papi, guadagnandosi il soprannome di “vino dei papi”. Nel XVII e XIX secolo, l’aristocrazia europea lo considerava una preziosità nei loro viaggi. Autori come George Gissing e Norman Douglas ne parlano nei loro scritti.
Produzione Vinicola
La vinificazione del Moscato di Saracena prevede tre fasi intricate. Le uve vengono raccolte a settembre e fatte appassire. Successivamente, si vendemmiano altri vitigni e il mosto viene concentrato. Infine, il mosto concentrato si unisce agli acini appassiti, avviando una lunga fermentazione e macerazione fino a sei mesi. Il risultato è un vino dolce, elegante, morbido con una croma ambrata e un tenore alcolico sotto i 18°.
Il metodo di produzione originale è stato descritto nel saggio del 1596 di Andrea Bacci, evidenziando il “moscatellum vinum” nei banchetti principeschi del Mezzogiorno d’Italia.
La cantina che ha salvato il Moscato di Saracena dall’estinzione
Cantina Viola, fondata nel 1999 da Luigi Viola, ex maestro di elementari, si dedica alla produzione, valorizzazione e salvaguardia di questa eccellenza. La famiglia Viola, con il supporto dell’Ente Parco del Pollino, ha contribuito a ottenere premi e riconoscimenti per questo passito, diventando un ambasciatore del territorio.
Nonostante la sua rinomanza, il Moscato di Saracena è attualmente etichettato come IGT Calabria. La famiglia Viola, insieme ad altri produttori, sta lottando per ottenere la Doc per sottolineare la sua autenticità e il legame con la terra calabrese.