Nella sua posizione strategica, dal colle di Poggio alle Mura, controlla le valli dell’Orcia e dell’Ombrone, ma anche le vie di comunicazione fra Siena, il Monte Amiata e la Maremma. Da lassù domina tutta la vallata. Siamo a circa venti chilometri da Montalcino, terra del grande Brunello. La strada per raggiungerlo verso la collina è costeggiata da vigne, boschi, ulivi e più ci avviciniamo più sentiamo i passi del tempo.
Le fonti scritte parlano di Castello Poggio alle Mura per la prima volta solo nel 1377, ma da alcuni reperti trovati durante l’ultimo restauro, si può presumere la sua esistenza già in epoca etrusca. Chi ebbe la fortuna di abitare questa fortezza più a lungo nel tempo, furono i Conti Placidi, nobili senesi combattenti al servizio di Siena contro Firenze, che furono così ricompensati dei loro servigi, nel corso del Quattrocento. Ci fu qualche periodo in cui furono cacciati, ma ritornarono nel 1529 e vi restarono fino al 1949, quando l’edificio venne acquistato da Giovanni Mastropaolo, imprenditore italiano che aveva fatto fortuna in Venezuela. Già durante la dinastia imperiale degli Asburgo-Lorena, (prima metà del XVIII secolo) il castello si era trasformato definitivamente in azienda agricola.
Una volta arrivati vedrai che il castello, di forma quadrata più o meno regolare, si articola attorno ad un cortile: tre lati sono occupati da vari edifici, il quarto è chiuso da una cortina muraria. Il cortile d’onore è uno splendido esempio di architettura rinascimentale con basse arcate su pilastri ottagonali, un grande camino, volte a vela, lunotti decorati e uno stemma mediceo risalente al XVI secolo, successivo alla caduta di Montalcino.
L’attuale fama del castello, che da Poggio alle Mura divenne Banfi, è dovuta all’acquisto dei fratelli americani John e Harry Mariani nel 1983. Fu così riportato agli antichi splendori attraverso un lavoro di restauro e di conservazione paziente e competente. Ti chiederai perché Banfi, visto che il cognome dei proprietari è Mariani (oggi, precisamente, appartiene a Cristina Mariani-May).
La storia del Castello Banfi
Il padre dei due fratelli, Giovanni, aveva una zia esperta di vini che si chiamava Teodolinda Banfi. In suo onore fondò la Banfi Vintners, azienda leader nell’importazione di vini italiani e francesi negli USA. E fu naturale, dato il successo avuto con quel cognome, destinarlo anche alla nuova realtà in Italia, dove volevano realizzare il sogno “del più grande progetto mai realizzato nella produzione di vini di qualità in Italia”.
Dal castello puoi spaziare con lo sguardo sui 2.830 ettari, di cui 850 a vigneto. Una meraviglia. Ma entriamo all’interno, nell’ala occidentale, per visitare il museo del vetro dall’antichità ai nostri giorni. L’intero percorso, accompagnato da pannelli didattici, si focalizza in particolar modo sulla creazione delle bottiglie da vino. Come dimenticare alcuni esemplari di bottiglie artistiche moderne, opera di grandi artisti come Pablo Picasso, Salvador Dalì e Jean Cocteau?
Sotto le volte delle vecchie cantine del castello, dove una volta riposavano le grandi botti di legno utilizzate per l’affinamento del Brunello di Montalcino, si trova la Taverna Banfi, una tipica locanda toscana. L’altro ristorante, la Sala dei Grappoli, con una stella Michelin, è situato all’ombra dello storico castello. Visita l’enoteca, che ricrea l’atmosfera di una bottega toscana, con i pavimenti in cotto, i mobili e le travi di legno, dove puoi acquistare i vini della tenuta e altri prodotti di gastronomia e artigianato locale. L’antico borgo in pietra, nato nel 1700 all’ombra delle mura e delle torri del castello di Poggio alle Mura, per ospitare i contadini che lavoravano per i nobili proprietari, accoglie una struttura ricettiva di alto livello, del circuito Relais & Châteaux.
Castello Banfi merita il viaggio!
ph credits Alexander Brookshaw