
San Gimignano: cuore della Vernaccia
Il sole splende a San Gimignano e la “città delle belle torri” si staglia in tutta la sua fulgida bellezza, mostrando il profilo caratteristico delle quattordici torri rimaste, sulle settantadue dei tempi medievali. San Gimignano è a nord-ovest della provincia di Siena, nel cuore della Toscana. Sito Unesco dal 1990, tra le sue opere d’arte ci presenta la Vernaccia, intimamente connaturata a questo incantato luogo d’altri tempi, rimasto pressoché intatto. Ci accoglie per la seconda edizione di Regina Ribelle, Vernaccia di San Gimignano Wine Fest, questa volta per la presentazione delle nuove annate, la 2023 e la Riserva 2022.
Siamo nella terra eletta per la produzione dell’unico vino bianco Docg della Toscana, ottenuto per un minimo dell’85% da Vernaccia di San Gimignano e per la restante parte dai vitigni non aromatici considerati idonei dalla regione Toscana, con una quota massima del 10% nel caso si vogliano utilizzare sauvignon e riesling italico. La realtà vitivinicola di San Gimignano è caratterizzata da una forte integrazione con il territorio, con i suoi valori ambientali e culturali: i produttori a ragione si sentono i custodi di uno dei paesaggi più belli al mondo.

Storia e identità della Vernaccia
La Vernaccia di San Gimignano è un vitigno autoctono che vanta una storia secolare: il suo nome sembra derivare dal termine latino “vernaculus” che significa appunto “del posto, locale” e si hanno documentazioni storiche a partire dagli inizi del XIII secolo, anche se le origini, come le leggende dal fascino intrigante, sono misteriose.
Forse è giunto in Italia dalla Grecia, in ogni caso è solo in queste terre che mette radici, tanto è vero che nei secoli successivi si ribellerà a qualsiasi tentativo di trapianto in altre regioni. Già presente sulle tavole di papi e re, fu citato, unico vino a esserlo, da Dante Alighieri nel canto XXIV del Purgatorio nella Divina Commedia, fu dipinto da Vasari negli affreschi del Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, e poi nominato negli scritti di autori del calibro di Cecco Angiolieri, Boccaccio, Geoffrey Chaucer. Dopo la grande fortuna dell’epoca medioevale e rinascimentale, della Vernaccia si perdono le tracce fino al secondo dopoguerra del secolo scorso, quando i viticoltori locali riscoprono il valore dell’antico vitigno. Nel 1966 la Vernaccia di San Gimignano diventa il primo vino bianco italiano ad ottenere la Doc per poi passare nel 1993 a Docg.
Molto lavoro è stato fatto, a partire dal 1972, dal consorzio, che da un lato ha recuperato una storia illustre, ma ha anche operato per elevare il profilo enoico con scelte impegnative, valorizzando la produzione vitivinicola di questa stirpe di ‘costruttori di chiese e piantatori di vigne’. Va sottolineata anche la decisione di staccarsi dalle Anteprime Toscane di febbraio e di realizzare una propria anteprima autonoma a maggio, mese nel quale i vini sono più pronti, come abbiamo potuto acclarare.

Territorio e caratteristiche enologiche
I terreni destinati alla produzione vitivinicola sono quelli formatisi sui depositi pliocenici marini e costituiti da sabbie gialle e argille e quasi privi di scheletro. Il mare che copriva l’areale ha lasciato i suoi fossili, frequentemente ritrovati nelle vigne.
Gli assaggi hanno dimostrato che la scelta di posticipare le degustazioni è stata quanto mai azzeccata: i profumi sono più nitidi e profondi (non solo agrumi ma anche frutta bianca, fiori, erbe aromatiche, un cenno di grafite) e la struttura è più voluminosa, equilibrata, senza quell’acidità scissa che spesso penalizzava le degustazioni precoci. Il sorso è risultato armonico, sapido, in alcuni casi salino, con una spensieratezza di beva che rende la Vernaccia di San Gimignano particolarmente versatile e gastronomica. Nelle riserve, a parte qualche raro caso, libere dal legno soverchiante e gradevolmente integrato, emerge la capacità di longevità di questo vitigno, che ha nel tempo un suo grande alleato.
Abbiamo imparato che la Vernaccia di San Gimignano è sorprendentemente più complessa e attrattiva con l’età. Per chi non ha mai avuto l’occasione di assaggiarne una di almeno una quindicina d’anni addietro, vi sfidiamo a farlo. Ci ringrazierete.