
Il mondo del vino si trova attualmente al centro di un intenso dibattito riguardo la riforma delle Indicazioni Geografiche (IG) proposta dalla Commissione Europea. Questa riforma potrebbe cambiare radicalmente il sistema che attualmente regola i disciplinari di produzione dei vini, e ha sollevato reazioni contrastanti tra i consorzi vinicoli europei. A pochi mesi dalla sua attuazione, la riforma promette di influire non solo sulla qualità e sulla protezione del vino europeo, ma anche sulla sua autonomia e sul suo futuro.
Le preoccupazioni dei consorzi vinicoli
Alcuni consorzi, tra cui quelli della Barbera d’Asti, del Franciacorta, del Vino Nobile di Montepulciano, e dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, si oppongono fermamente alla proposta di includere il vino nel nuovo regolamento delle Indicazioni Geografiche. In una lettera indirizzata ai parlamentari europei, questi consorzi esprimono preoccupazione per due aspetti fondamentali della riforma. Innanzitutto, contestano l’idea di esternalizzare la gestione dei disciplinari dei vini a un’agenzia specializzata in diritti di proprietà intellettuale, l’Euipo. Secondo i consorzi, i disciplinari sono molto più complessi di quanto possano gestire agenzie non specializzate in viticoltura, poiché comprendono regole relative alla produzione, all’imballaggio, all’etichettatura e alla sostenibilità, temi su cui l’Euipo non ha alcuna competenza.
In secondo luogo, i consorzi vinicoli non sono d’accordo con l’idea di separare le norme sui vini IG dall’Ocm (Organizzazione Comune del Mercato). Questa proposta, secondo loro, rischia di indebolire il sistema di qualità europeo, dato che attualmente la politica di qualità del vino è ben integrata nel contesto dell’Ocm. Dividere le normative in due regolamenti distinti potrebbe, secondo i consorzi, danneggiare la coesione e la tutela delle denominazioni vinicole. I firmatari della lettera chiedono che la Commissione Europea continui a essere responsabile della registrazione, delle modifiche e delle opposizioni alle IG, senza delegare questi compiti a un ente esterno.
Le posizioni contrastanti nel settore vitivinicolo
Non tutti nel settore vitivinicolo sono d’accordo con questa posizione. Paolo De Castro, relatore del Parlamento Europeo per la revisione delle IG, e molte associazioni di produttori vinicoli, come Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv), sostengono invece l’inclusione del vino nel nuovo regolamento sulle Indicazioni Geografiche. De Castro sottolinea che questa riforma rappresenta un’opportunità per rafforzare la tutela delle eccellenze agroalimentari europee, non solo vinicole. Secondo lui, non si tratta di una minaccia per il settore vitivinicolo, ma di un miglioramento delle norme, con l’obiettivo di proteggere meglio le denominazioni geografiche e di garantire una protezione più forte a livello interno ed esterno dell’Unione Europea. Il regolamento orizzontale sulle IG, in effetti, potrebbe anche risolvere alcune problematiche relative alla protezione dei domini online, un tema particolarmente rilevante per i produttori di vino, sempre più minacciati dalle contraffazioni online.
Inoltre, l’inclusione del vino nelle riforme proposte potrebbe dare al settore vitivinicolo un ulteriore supporto nelle politiche pubbliche, soprattutto contro le lobby salutiste che vedono l’alcol come una minaccia per la salute pubblica. Per De Castro, avere il vino all’interno di un sistema di norme di qualità europeo rafforzato significa anche garantire che il settore vitivinicolo non venga isolato, ma possa beneficiare di un sistema di protezione più ampio, che includa anche altre eccellenze dell’agroalimentare europeo.
Il rischio di isolamento per il vino italiano
L’Unione Italiana Vini (Uiv), attraverso il suo presidente Lamberto Frescobaldi, ha espresso una posizione simile a quella di De Castro. Frescobaldi afferma che il vino italiano non può rimanere separato dalle politiche di qualità europee. Escludere il vino dal regolamento sulle IG potrebbe comportare il rischio di isolamento, favorendo la posizione di chi vuole escludere il vino dal sistema di qualità agroalimentare europeo. In un periodo storico in cui il settore vitivinicolo sta affrontando numerose sfide, non solo interne, ma anche internazionali, è fondamentale che il vino europeo rimanga parte di una rete di qualità che possa tutelarlo da minacce esterne, come quelle delle lobby salutiste.
Il futuro delle IG del vino in Europa
Con l’attuazione della riforma delle IG prevista per i prossimi mesi, il futuro del vino europeo è ancora incerto. Le divergenze tra chi vuole mantenere la gestione delle denominazioni sotto l’Ocm e chi ritiene che il settore debba essere regolato in un contesto separato sono destinate a proseguire fino a quando l’Unione Europea non prenderà una decisione definitiva. La battaglia per il riconoscimento e la protezione delle IG vinicole europee continuerà ad essere al centro del dibattito, con l’obiettivo di garantire che il vino rimanga un patrimonio europeo da difendere e valorizzare, senza rischi di marginalizzazione.