
C’è una parola che in Italia risuona in tutti i wine bar, in tutti i ristoranti, in tutte le case degli italiani quando festeggiano le grandi occasioni, una parola che salta di bocca in bocca ogni qual volta due calici si toccano: la parola usata nella lingua italiana per brindare è 请请. Ma come è possibile che in Italia, a 8000 km di distanza, le persone usino una parola cinese per il brindisi? Facciamo un passo indietro e scopriamolo.
Cosa significa “Cin Cin” e perché si usa in Italia per il brindisi
Durante l’età vittoriana, nel XIX secolo, l’Inghilterra era una grande potenza commerciale, e le navi inglesi viaggiavano in ogni angolo del globo per vendere e comprare beni di qualsiasi genere. Per questo motivo, spesso i marinai erano coloro che, assieme alle merci, trasportavano in giro per il mondo anche usanze, modi di dire e culture.
Le origini cinesi di “Cin Cin” spiegate nel dettaglio

Tra i numerosi incontri con culture e lingue differenti, i marinai inglesi rimasero particolarmente colpiti da una forma di cortesia utilizzata nel porto di Guangzhou. Al termine della dinastia Qing, i contatti tra le popolazioni europee e l’Impero Cinese aumentarono esponenzialmente.
Un gran numero di marinai e mercanti si ritrovò a commerciare con il popolo cinese e rimase affascinato dalle loro usanze. In particolare, i marinai inglesi presero a cuore il modo in cui i propri clienti cinesi li invitavano a sedersi e a bere del tè come presupposto conviviale per qualsiasi trattativa commerciale, esortandoli con un “prego, prego”, ovvero “请,请 (qing qing)”.
Questo “qing qing” divenne un saluto colloquiale e scherzoso tra i marinai, anche dopo il loro ritorno a Londra. La classe agiata inglese, affascinata dalla figura cosmopolita del marinaio viaggiatore, adottò a sua volta questo modo di dire.
Il ruolo dei marinai inglesi nella diffusione in Europa
La fama di questa espressione si consolidò quando i marinai inglesi iniziarono a utilizzare il termine anche nelle loro interazioni con francesi e italiani, favorendo la sua diffusione.
L’opera “The Geisha” e la consacrazione di “Cin Cin” nel linguaggio

L’espressione raggiunse la notorietà internazionale nel 1896 grazie all’opera “The Geisha, a story of a tea house” di Sidney Jones. In questa rappresentazione teatrale, che narra la storia di un ufficiale di marina inglese innamorato di una geisha, viene utilizzata l’espressione “qing qing”.
Il successo dell’opera permise all’espressione di diffondersi rapidamente anche in Francia e in Italia, dove prese piede come formula di brindisi.
Come “Cin Cin” è diventato un simbolo del brindisi italiano
In Italia, l’espressione si radicò con particolare forza, soprattutto perché il suono delle parole ricordava onomatopeicamente quello dei bicchieri che si scontrano durante un brindisi. Da allora, “Cin Cin” è diventato sinonimo di auguri di salute e felicità tra commensali.
Un legame inaspettato tra il vino italiano e la cultura cinese
Nonostante le origini di questo termine siano state in gran parte dimenticate, il brindisi con “Cin Cin” rimane un curioso esempio di come le lingue e le culture possano intrecciarsi nel tempo.
Si dice che dopo aver bevuto un paio di calici di buon vino si diventi capaci di parlare tutte le lingue del mondo. E, in un certo senso, questa ne è la prova: chissà cosa direbbero gli italiani se scoprissero che, con il calice in mano, parlano in cinese!
Articolo a cura di Livio Salvatore