Ed è proprio sulle sponde del Garda che ho avuto il piacere di incontrare Mattia Vezzola, uno dei più grandi enologi italiani. Con 51 anni dedicati alle bollicine (è stato enologo di Bellavista per 40 anni) e una profonda sensibilità verso la natura, Vezzola è riuscito a trovare il punto di equilibrio tra tecnologia e manualità, producendo vini che esaltano le caratteristiche uniche di questa zona, una delle poche al mondo vocate alla produzione di vini rosati, insieme alla Provenza francese.
“La vocazionalità non è una cosa da poco”, dichiara subito l’enologo e produttore. Poche parole per comprendere che dietro alla lunga esperienza nel vino c’è prima di tutto un uomo che ha imparato il valore dell’attesa e l’importanza delle proprie radici.
Il valore della manualità
In Costaripa, cantina con radici nel 1928, l’enologo ha infuso anni di esperienza, segnando un solco destinato a durare nel tempo, come i suoi vini. In questi spazi, creati in armonia con il territorio circostante, si celebra la manualità e l’artigianalità nella produzione del vino. Ogni fase, dalla potatura alla vendemmia, è eseguita a mano, garantendo un rispetto profondo per la terra e le tradizioni. La filosofia di Vezzola si riflette nei suoi vini, che esprimono un’eleganza senza tempo e una qualità che sfida le mode passeggere.
“La manualità è elogio all’imperfezione, alla continua ricerca di migliorare il proprio sentire attraverso il gesto antico delle mani. Credo che manualità e artigianalità mantengano i legami della sensibilità con la terra”, dice Vezzola. In linea con questo principio, Costaripa adotta una gestione viticola totalmente manuale, con una visione biodinamica dei suoli, potature secondo tradizione, vendemmia rigorosamente a mano e remuage manuale per il metodo classico.
Le Bollicine di Mattia Vezzola
Vezzola, maestro del metodo classico, ha rivoluzionato la produzione di spumanti nel Lago di Garda. Con vigne di Chardonnay e Pinot Nero coltivate nelle colline di Valtènesi, ha creato cuvée che combinano innovazione e tradizione. Le sue bollicine, caratterizzate da un’effervescenza sottile e una struttura armoniosa, celebrano momenti speciali e condividono la gioia della vita. Ogni cuvée unisce almeno 40 diversi vini, mantenendo costanza qualitativa e profilo sensoriale anno dopo anno.
“I vini effervescenti di grande qualità contengono generalmente 13 milioni di bollicine sottilissime, finissime e leggerissime,” spiega Vezzola. “Sono vini autocelebrativi, che si stappano e si bevono quando si è in compagnia e quando si ama”.
Mattia Vezzola
Rosè della Valtènesi: eleganza e longevità
Scendendo nella cantina di Costaripa, troviamo un ambiente a temperatura naturalmente controllata, dove i vini riposano in piccole botti di rovere bianco, aumentando la loro capacità di attraversare il tempo. I vini di Costaripa sono espressione dei vitigni autoctoni Groppello, Marzemino, Sangiovese e Barbera. Le vigne dedicate sono selezionate solo nelle zone pedecollinari esposte al sorgere del sole. I grappoli, raccolti a mano, vengono portati in cantina dove il mosto rimane in contatto con le bucce per ottenere la massima estrazione qualitativa. Il mosto viene poi separato dalle bucce per gravità, concentrando le rese solo sulla parte più nobile dell’uva, secondo la tradizionale “Vinificazione a Lacrima”.
“Per fare grandi rosè devi pensare a Champagne perché fondamentalmente il rosé, così come lo Champagne, è frutto di assemblaggio, di cuvée. Devi vinificare vigna per vigna, tutto separatamente”, racconta Vezzola. Quando ha costruito la nuova cantina, ha avuto lo spazio per 30 serbatoi in acciaio inox per microvinificare i rosé. Per lui, metodo classico e rosé sono esattamente lo specchio l’uno dell’altro.
La degustazione
Rosamara: Un finissimo rosé combinazione dei quattro vitigni coltivati nei vigneti rivolti verso il lago, regala subito la sensazione di leggerezza e setosità. Il colore è un ammaliante rosa delicatissimo, quasi perlaceo, che rivela la raffinatezza di una vinificazione estremamente soffice e attenta. Il profumo è invitante, con una speziatura sottile e note fruttate. La sua ricchezza si dispiega in una persistenza sapida con una leggera nota di mandorla amara nel finale. Semplicemente splendido.
Molmenti: Questo vino appaga profondamente, sorprendendo con il suo spessore. È il risultato di una scelta all’avanguardia di Vezzola nel 1992, quando decise di associare il valore del tempo a un vino Rosè dedicandolo al Senatore Pompeo Gherardo Molmenti. Le uve provengono da un vigneto di 60 anni di età e il vino subisce un lungo affinamento di 2 anni in botte e 3 anni in bottiglia. Un’esperienza vibrante e molto emozionante.
Mattia Vezzola Brut Rosè: Questo spumante mi ha conquistata subito. La storia d’amore tra Vezzola e le bollicine nasce nel 1972, durante il suo primo viaggio nella terra di Champagne. È lì che ha compreso il valore di quella simbiosi tra tradizione e innovazione e ha deciso la direzione della sua vocazione spumantistica. Nasce così l’idea di un metodo classico “antico”, suadente e femminile per eleganza e armonia, raffinato e soffice, persistente con un’effervescenza sottilissima, quasi a ricordare la leggerezza di un foulard di seta.
Un Territorio di Storia e Bellezza
Oltre alla viticoltura, il Lago di Garda offre un panorama ricco di storia e cultura. Il Vittoriale degli Italiani, la dimora-museo di Gabriele D’Annunzio, è un luogo imperdibile, immerso in splendidi giardini e con una vista mozzafiato sul lago. L’Isola del Garda, con il suo palazzo neogotico-veneziano e i rigogliosi giardini, rappresenta un’oasi di pace e bellezza.
Intervista a Mattia Vezzola, un riferimento nel panorama enologico mondiale
Guarda l’intervista: Nel cuore della Valtènesi: la viticoltura di Mattia Vezzola
Cosa significa per lei aver dedicato la vita al metodo classico qui in Valtenesi?
Per produrre un metodo classico si usano le mani, il cuore, la leggerezza e soprattutto la comunicazione, immagazzinare immagini e affetti che vengono tutti tradotti all’interno di un bicchiere. Quando vedi le bollicine salire, rallegrano la giornata e il momento che si sta vivendo.
Dopo 51 anni nelle bollicine, cosa manterrebbe e cosa cambierebbe?
Manterrei la leggerezza, la suadenza, il foulard di seta. Cambierei che questi vini non diventino mode: stappare una bottiglia effervescente di alta qualità è il modo di comunicare la gioia della condivisione. Il vino, così come il pane, manifesta il piacere della condivisione.
Qual è un brindisi che ricorda particolarmente?
Sicuramente il brindisi con Pavarotti! Luciano era un grande amico, una persona squisita. Stappare una bottiglia insieme a lui, guardando il mare davanti a un piatto di spaghetti con pomodoro e basilico, sono momenti indimenticabili.
Cosa significa per lei dare valore ai rosé di questa zona?
Abbiamo iniziato nel 1986 piantando viti a bacca rossa con l’obiettivo di fare rosè. È una dedizione della vita, non è marketing. Amiamo questo lavoro e questo territorio, che ha una grande vocazione per i rosè che chiamiamo Valtenesi Rosè, rappresentano un modo di vivere e di leggerezza. Non serve essere ricchissimi, ma affascinanti, intelligenti, persone che amano il prossimo.
Qual è la soddisfazione più grande della sua carriera?
Probabilmente aver potuto contribuire con un nostro vino al trapianto di cuore di due bambini.
Nel 1999, la Christiaan Barnard Foundation, insieme alla Principessa Diana, ha deciso di dedicare un vino rosso alla ricerca di aiuti umanitari per i bambini con gravi problemi di cuore. Il ricavato del vino “Christiaan Barnard Foundation” ha permesso a due bambini di ricevere un nuovo cuore. Oggi, questo vino porta il nome di Campostarne.