Tutto iniziò nel 1840, quando una nave affondò a sud dell’Arcipelago delle Isole Åland, tra Svezia e Finlandia. A bordo trasportava bottiglie di Champagne Veuve Clicquot, rimaste sommerse per oltre un secolo. Nel 2010, il ritrovamento di queste bottiglie spinse la Maison Veuve Clicquot ad avviare un innovativo esperimento enologico, chiamato “Cellar in the Sea”. Questo progetto mirava a esplorare come le condizioni del mare influenzassero l’invecchiamento del vino. Due lotti identici di bottiglie furono sottoposti a condizioni di conservazione diverse: uno nelle cantine della Maison a Reims, l’altro immerso nel Mar Baltico a 40 metri di profondità.
Il Mar Baltico, con il suo basso livello di salinità e temperature costanti di 4°C, offre un ambiente ideale per l’invecchiamento del vino. Questo progetto rappresenta solo uno dei tanti esperimenti in cui tradizione, scienza e storytelling si intrecciano, aprendo nuove strade per il mondo del vino.
Degustazioni e analisi scientifiche
Didier Mariotti, chef de caves di Veuve Clicquot, insieme a un team di enologi esperti, guida le degustazioni comparate tra i vini conservati nel mare e quelli delle Crayères di Reims. Parallelamente, campioni di vino vengono inviati alle università enologiche di Reims e Bordeaux per analisi scientifiche dettagliate. Gli esperti studiano le differenze nell’evoluzione dei vini, raccogliendo dati preziosi. La Maison prevede di recuperare i vini ogni cinque anni, con il solstizio estivo del 2023 che ha ospitato la seconda degustazione comparata.
Dal 22 al 25 giugno, Veuve Clicquot ha organizzato l’esclusiva “Cellar in the Sea Experience”. I partecipanti hanno iniziato con un pranzo tra i vigneti di Verzy, seguito da una cena di gala ispirata a Madame Clicquot. Dopo un trasferimento aereo, l’avventura è proseguita su un veliero storico verso l’isola di Silverskär. Qui, in un ambiente incontaminato, gli ospiti hanno celebrato il solstizio d’estate con tradizioni locali, degustazioni di annate rare e piatti preparati dai migliori chef della regione.
Un’innovazione che unisce il mondo del vino
Il progetto di Veuve Clicquot si inserisce in una tendenza più ampia, che vede cantine italiane e internazionali sperimentare l’affinamento dei vini sotto il mare. In Italia, Terre di Talamo e Bisson affinano rispettivamente vini toscani e spumanti liguri. La Cantina Santa Maria La Palma ad Alghero utilizza il mare per il Vermentino, mentre la Tenuta del Paguro a Ravenna lavora su Sangiovese e Albana. Allo stesso modo, sull’Isola d’Elba, Arrighi ha creato “Nesos, il vino marino”, ispirato alle pratiche enologiche dei Greci antichi.
All’estero, progetti simili includono Gaia Wines in Grecia, Crusoe Treasure in Spagna e Edivo Vino in Croazia. Anche i produttori di Champagne come Drappier, Leclerc Briant e Frèrejean Frères hanno abbracciato questa pratica, collaborando con Amphoris per affinare i loro vini nelle acque al largo dell’isola di Ouessant, in Bretagna.
Un futuro promettente per l’enologia subacquea
L’affinamento in mare combina ricerca scientifica e storytelling, offrendo esperienze uniche a consumatori e appassionati. Grazie a iniziative come “Cellar in the Sea”, il mondo del vino continua a innovare, valorizzando al contempo tradizione e creatività. Questa pratica non solo arricchisce il panorama enologico, ma stimola anche un nuovo modo di pensare alla conservazione e all’evoluzione del vino.