L’enoturismo italiano è in piena espansione e si conferma un motore trainante per il turismo esperienziale. La conferma arriva dalla prima indagine sul turismo del vino realizzata dal Movimento Turismo del Vino (MTV) in collaborazione con il Ceseo – Centro Studi Enoturismo e Oleoturismo dell’Università Lumsa. La ricerca, presentata a Roma, presso Palazzo Giustiniani, ha tracciato un quadro dettagliato del settore, analizzando identikit delle cantine, canali di comunicazione, hospitality e l’impatto dell’intelligenza artificiale.
Un settore che, secondo i dati FMI (Fondo Monetario Internazionale), registra un incremento annuo del 13% su scala mondiale, con l’Italia in prima linea come destinazione privilegiata per gli appassionati di vino.

Una crescita costante dell’enoturismo italiano, ma con margini ridotti
L’indagine, condotta su 237 cantine socie del Movimento Turismo del Vino, evidenzia un settore in ottima salute, con un 53% delle aziende che ha registrato un aumento del fatturato nel 2024. Tra queste, il 24% ha registrato una crescita a doppia cifra, segno che l’enoturismo non è più solo un’attività complementare, ma una vera leva economica per molte aziende vitivinicole.
Tuttavia, il rovescio della medaglia è l’aumento dei costi, segnalato dall’81% delle cantine. Gli incrementi variano dal 5% al 10% per il 29% delle aziende, fino ad arrivare a oltre il 25% per l’8% del campione. Un peso significativo soprattutto per le micro-imprese, che rappresentano il 64% delle cantine intervistate, e per le piccole aziende (31%), spesso senza le risorse per investire in personale specializzato.
Professionalizzazione: la sfida della wine hospitality
Uno degli aspetti cruciali che emerge dalla ricerca è la mancanza di figure specializzate nell’accoglienza turistica: solo il 38% delle cantine dispone di personale con competenze specifiche in wine hospitality.
Nel 63% dei casi, è il titolare a ricevere i visitatori, mentre spesso il compito dell’accoglienza viene affidato a dipendenti che si occupano anche di vendite e comunicazione. Una situazione che limita l’esperienza dell’enoturista e che rende evidente la necessità di formazione specifica e investimenti nell’ospitalità.
Nonostante ciò, il Movimento Turismo del Vino da oltre trent’anni lavora per rendere l’enoturismo più inclusivo e strutturato, con cantine sempre più orientate all’ospitalità:
- 85% aperte tutto l’anno
- 68% accettano visitatori senza prenotazione
- Metà delle cantine aperte anche la domenica
Inoltre, cresce l’attenzione verso la sostenibilità ambientale e le attività outdoor: il 33% organizza pic-nic in vigna, il 30% passeggiate tra i filari, e il 38% ha percorsi accessibili per persone con difficoltà motorie.
Esperienze sempre più diversificate: il futuro dell’enoturismo italiano
Se da un lato alcune critiche indicano che molte cantine offrono esperienze simili, dall’altro la ricerca dimostra un’offerta sempre più variegata. Il 35% delle cantine propone tra 5 e 18 attività diverse, che vanno oltre la classica degustazione:
- 87% offre prodotti tipici locali durante l’esperienza
- 25% organizza cene con il produttore
- 20% propone corsi di cucina
- 38% offre esperienze per famiglie e bambini
L’enoturismo italiano si sta dunque evolvendo verso un modello più esperienziale e personalizzato, capace di attirare wine lover, sportivi, famiglie e amanti della natura. La recente partnership tra MTV e Agricamper Italia ne è la prova, incentivando il turismo open air e valorizzando i territori rurali.
Digitalizzazione e intelligenza artificiale: un’opportunità ancora poco sfruttata
Il digitale gioca un ruolo sempre più strategico nella promozione delle cantine, ma la ricerca evidenzia come molte realtà non sfruttino al meglio le potenzialità del web.
- Il 42% delle cantine registra meno di 1.000 visite al mese sul sito web
- Il 15% non monitora regolarmente gli accessi
- Solo il 21% utilizza un CRM (Customer Relationship Management) per fidelizzare i clienti
I social media restano il canale di comunicazione più utilizzato:
- 97% delle cantine usa Facebook
- 96% è attivo su Instagram
- Solo il 7% sperimenta TikTok
Ma la vera sfida è l’integrazione dell’intelligenza artificiale, ancora poco diffusa nel settore: solo il 20% delle aziende la utilizza. Tra queste:
- 70% la impiega nella comunicazione digitale
- 63% nelle attività di marketing
- 35% nella gestione delle prenotazioni
- Solo l’8% la applica ai processi produttivi
L’AI è percepita come un’opportunità per personalizzare l’esperienza del visitatore e migliorare la sostenibilità operativa, ma i costi di implementazione e la tradizione delle cantine ne limitano ancora la diffusione.
L’enoturismo italiano tra opportunità e nuove sfide
L’indagine del Movimento Turismo del Vino ha confermato che l’enoturismo italiano è in piena espansione, con un crescente interesse internazionale e un’offerta sempre più diversificata. Tuttavia, per mantenere questa crescita sarà necessario:
- Investire in figure professionali per migliorare la wine hospitality
- Sfruttare al meglio la digitalizzazione e i dati di marketing
- Integrare l’intelligenza artificiale per ottimizzare l’esperienza turistica
- Sostenere le micro e piccole imprese, che costituiscono la maggior parte del settore
“L’enoturismo è ormai un driver di sviluppo turistico internazionale, ma per crescere in modo sostenibile servono dati, strategie e formazione” – ha dichiarato Dario Stefàno, presidente del Centro Studi CESEO.
Con un’offerta sempre più esperienziale, digitale e sostenibile, il turismo del vino si prepara ad affrontare le nuove sfide del mercato globale.