La Francia, celebre per i suoi vini di alta qualità, sta affrontando una crisi che coinvolge direttamente il cuore della sua tradizione vinicola. Paradossalmente, il governo ha stanziato 200 milioni di euro non per promuovere il vino nel mondo o potenziare la produzione, ma per distruggerlo. Questa misura, definita “distillazione d’emergenza”, evidenzia una realtà difficile per i produttori, stretti tra il calo del consumo domestico e un surplus produttivo che rischia di destabilizzare il mercato.
Calo dei consumi e interventi straordinari
Negli ultimi dieci anni, i francesi hanno ridotto il consumo di vino rosso del 32%. Questo crollo ha messo in crisi molte aziende del settore, soprattutto nelle regioni vinicole di Linguadoca e Bordeaux, che potrebbero beneficiare maggiormente dei fondi governativi. L’obiettivo è trasformare il vino in surplus in etanolo destinato ad usi industriali, come la produzione di profumi e gel idroalcolici. Il ministro dell’Agricoltura, Marc Fesneau, ha ottenuto il via libera dall’Unione Europea per questa misura straordinaria, ma i produttori avevano richiesto aiuti ancora maggiori, pari a 240 milioni di euro.
La sfida del primato mondiale
La crisi non si limita al mercato interno. Secondo Coldiretti, quest’anno la Francia supererà l’Italia nella produzione di vino, con una stima di 44-47 milioni di ettolitri contro i 43 milioni italiani. Sebbene entrambe le nazioni abbiano subito danni causati da siccità e peronospora, l’Italia sta affrontando la peggior vendemmia dal Dopoguerra. Tuttavia, il mercato francese vanta un valore medio per litro nettamente superiore: 8,8 euro contro i 3,58 euro italiani. Questo divario economico rappresenta un vantaggio competitivo per i francesi, ma non basta a contrastare le preoccupazioni per la riduzione della domanda e la crescente concorrenza sui mercati esteri.
Strategie di riconversione e sostenibilità
Oltre alla distillazione d’emergenza, il governo francese ha avviato altri interventi per ridurre l’eccesso di offerta. A giugno sono stati stanziati 57 milioni di euro per progetti di espianto di vigneti, con l’obiettivo di riconvertire circa 9.500 ettari nella regione di Bordeaux in terreni incolti o boschi. Inoltre, il governo sta incentivando i produttori a diversificare le colture, puntando su prodotti alternativi come le olive. Queste iniziative si inseriscono in un contesto europeo più ampio, in cui le politiche agricole cercano di bilanciare le esigenze produttive con la sostenibilità e la competitività globale.
Uno scenario complesso e in evoluzione
La crisi del vino francese riflette una combinazione di fattori economici, sociali e climatici. Mentre il governo e l’Unione Europea cercano soluzioni per stabilizzare il settore, i produttori devono affrontare sfide significative legate ai cambiamenti nei consumi e alla concorrenza internazionale. In questo scenario, l’industria vinicola transalpina si trova a un bivio: adattarsi alle nuove dinamiche del mercato o rischiare di perdere il suo prestigioso ruolo di leader mondiale nel settore.